Risoluzione dell'equazione differenziale per un circuito RL con forzamento sinusoidale



La prima cosa da studiare è la situazione che si crea alimentando in corrente continua un circuto RL a cui è applicata una f.e.m. esterna continua f.
Evidentemente si può scrivere la relazione VR + VL = f   dove f   è continua e costante.
Alla chiusura dell'interruttore, al primo istante risulta i = 0, VR = 0 e VL = 0 però subito la corrente comincia ad aumentare per portarsi ad un valore massimo costante a regime.
In questo transitorio vale l'equazione   R i + L di dt  =  f  da cui si scrive   L di dt  =  f - Ri   equazione differenziale semplice del primo ordine che si può risolvere per separazione di variabili, osservando che   di f - Ri  =  dt L     - R di f - Ri  =  - R dt L     d(f - Ri) f - Ri  =  - R L dt     d ln (f - Ri)  =  - R L dt    
ln (f - Ri)  =  - R L t  +  ln A     f - Ri  =  A e - R L t
   e poichè a   t = 0 corrisponde   i = 0, risulta che   A = f   e quindi     f - Ri  =  f e - R L t    

i  =  f R (1 - e - R L t )     è il caso di fare una serie di considerazioni importanti sulla funzione ottenuto per descrivere la corrente circolante nel transitorio alla chiusura del circuito; intanto si conviene di indicare  τ  =  R L   chiamata  costante di tempo,   caratteristica del circuito, e osservare la figura a lato, dove sono rappresentate diverse curve corrispondenti a   τ (tau) diverse, da cui si evince che all'aumentare della costante di tempo si accorcia rapidamente la durata del transitorio.
Inoltre si deve osservare che la ripidità della curva è massima a  t = 0, mentre a tempo zero la corrente è infinitesima pressochè zero, e questo significa che  (VR)t = 0  =  0, e la tensione applicata si manifesta tutta sull'induttanza, cioè si ha  (VL)t = 0  =  f   proprio perchè  ( di dt )t = 0  =  valore massimo,   teoricamente infinito, che tende poi a diminuire, mentre la corrente circolante aumento così che dopo un t > 10τ-20τ   il transitorio si può considerare finito e la corrente circolante assume il valore   i = f R   mentre   (VR)t = +∞  =  f  e   (VL)t = +∞  =  0; quindi a t = 0 la f.e.m alimenta solo la caduta di tensione induttiva, mentre a t = +∞ alimenta solo la caduta di tensione ohmica.

A questo punto vediamo cosa accade escludendo il generatore di tensione, cioè aprendo l'interruttore  T1 e chiudendo  T2.
A questo istante  t = 0   la corrente è     i0  =  f R   mentre l'equazione differenziale diventa  
Ri + L di dt  =  0     di dt  =  - R L i     di i  =  - R L dt   e integrando
  ln i   =   - R L t  +  ln A     ln i0   =   ln A     A   =   i0   =   f R     i  =  f R e - R L t

che è la corrente del transitorio di apertura.
Anche in questo caso vale quanto detto precedentemente, cioè all'aumentare della costante di tempo τ la durata del transitorio diminuisce.

Il tutto è rappresentato nel grafico a destra, per diversi valori della costante di tempo; grafico che sommariamente può essere considerato quello di chiusira capovolto.

L'equazione associata ad un circuito RL serie con applicazione di una f.e.m. esterna   fM sen ω t   è  

VR + VL = fM sen ω t     R i + L di dt  =  fM sen ω t

Si ricordi che la caduta di tensione VL è prodotta in realtà da una forza controelettromotrice riconducibile alla Legge di Neumann-Lenz, quindi risulta  
VL  =  - efce   dove la forza controelettromotrice induttiva è   efce  =  - L di dt   e quindi   VL = L di dt .
Partendo dunque dall'equazione differenziale del primo ordine non omogenea perchè c'è il forzamento sinusoidale prodotto della forza elettromotrice alternata sinusoidale   fM sen ω t, vale a dire da   L di dt + Ri  =  fM sen ω t   dividendo per l'induttanza L     di dt + R L i  =  fM L   sen ωt; questa equazione
del primo ordine appartiene alla categoria di equazioni differenziali che si risolvono facendo ricorso ad un opportuno fattore integrante che in questo caso è dato da   e R L t   quindi procedendo, si ottiene

e R L t · ( di dt + R L i)  =  e R L t · fM L   sen ωt     d dt (i e R L t)  =  fM L   e R L t   sen ωt     d(i e R L t)  =  fM L · (e R L t) · sen ωt dt     i e R L t  =  fM L (e R L t) · sen ωt dt
        ®

l'integrale rimasto, va integrato per parti, scegliendo  sen ωt  come fattore finito e l'esponenziale come fattore differenziale, quindi

(e R L t) · sen ωt dt  =  L R (e R L t) · sen ωt d(R L t)  =  L R sen ωt d( e R L t)  =  L R e R L t sen ωt  -  L R e R L t d sen ωt  =  L R e R L t sen ωt  -  ωL R e R L t cos ωt dt

di nuovo l'ultimo integrale (in verde) si integra per parti, prendendo come fattore finito cos ωt e ancora una volta l'esponenziale come fattore differenziale

ωL R e R L t cos ωt dt  =  ωL2 R2 cosωt e R L t d (R L t
)  =  ωL2 R2 cosωt d( e R L t)  =  (integrazione per parti)  =  ωL2 R2 cosωt e R L t  -  ωL2 R2 e R L t d cosωt  =  ωL2 R2 cosωt e R L t  +  ω2L2 R2 e R L t senωt dt  

La prima e l'ultima espressione integrale, colorate in brown, differiscono per un fattore   ω2L2 R2 , quindi con una doppia integrazione si ottiene, a meno di un fattore, l'integrale di partenza, per cui possiamo scrivere
(e R L t) · sen ωt dt  =  L R e R L t sen ωt  -  ωL2 R2   e R L t  cosωt  -  ω2L2 R2 e R L t senωt dt       e R L t senωt dt    +  ω2L2 R2 e R L t senωt dt    =  L R e R L t sen ωt  -  ωL2 R2  e R L t  cosωt    

(1  +  ω2L2 R2 ) e R L t senωt dt    =  e R L t ( L R sen ωt  -  ωL2 R2   cosωt )     R2 + ω2L2 R2 e R L t senωt dt    =  e R L t ( L R sen ωt  -  ωL2 R2   cosωt )    

e R L t senωt dt    =  R2 R2 + ω2L2   e R L t ( L R sen ωt  -  ωL2 R2   cosωt )  =  R2 R2 + ω2L2   · L R2 · e R L t ( R sen ωt  -    ωL cosωt )  =  L R2 + ω2L2   · e R L t ( R sen ωt  -    ωL cosωt )
 

questa espressione dell'integrale va inserita nella relazione, indicata con ®, che da la corrente circolante, ottenendo

i e R L t  =  fM L · L R2 + ω2L2   · e R L t ( R sen ωt  -    ωL cosωt )       i  =  fM R2 + ω2L2   ( R sen ωt  -  ωL cosωt )   e qui occorre soffermarsi a considerare l'espressione ottenuta; al pari di fM, che indica il valore massimo assunto dalla f.e.m. applicata al circuito, anche   fM R2 + ω2L2   deve indicare il valore massimo assunto dalla corrente sinusoidale, e quindi possiamo scrivere   IM  =  fM R2 + ω2L2   e porre  
i  =  IM ( R sen ωt  -  ωL cosωt ).
Continuando nelle considerazioni intorno ai risultati ottenuti, occorre notare che la grandezza  ωL   ha le stesse dimensioni di una resistenza ohmica, e può essere considerata come la resistenza che oppone l'induttore alla circolazione della corrente, chiamandola reattanza induttiva, provocando come tale una d.d.p. il cui valore massimo è ωL IM; inoltre dal denominatore R2 + ω2L2 si può ipotizzare che tra resistenza ohmica e reattanza induttiva ci sia una relazione pitagorica, il cui risultato è evidentemente una grandezza con esse omogenea, che chiamiamo impedenza e che con esse da luogo a quello che viene chiamato triangolo delle impedenze.
Quindi al denominatore del valore massimo della corrente compare l'impedenza Z del circuito RL al quadrato, per cui possiamo concludere che  
  Z  =  √R2 + ω2L2    così che si può scrivere     i  =  fM R2 + ω2L2    ( R R2 + ω2L2  sen ωt  -  ωL R2 + ω2L2  cosωt )    
i  =  fM Z  ( R Z sen ωt  -  ωL Z cos ωt)   dove i rapporti   R Z   e   ωL Z     acquistano significato se si guarda il Triangolo delle Impedenze riportato qui a lato,

da cui si deduce che
  cosφ  =  R Z   e che   senφ  =  ωL Z   cioè sono coseno e seno dell'angolo di sfasamento che esiste tra l'impedenza Z e la resistenza R del circuito, o tra tensione totale   V  =  VR + VL   (somma vettoriale) e corrente di circuito, e per questo si può scrivere
i  =  fM Z  (sen ωt cosφ -  cos ωt senφ)   e per una nota formula di goniometria, vale a dire   sen(α - β) = senα cosβ - cosα senβ, possiamo scrivere  
i(t)  =  fM Z  sen (ωt - φ)
, a fronte, ricordiamo, di una f.e.m. applicata che è   f(t) = fM sen ωt   e da qui si vede che tra tensione applicata e corrente circolante c'è uno sfasamento pari ad un angolo φ.
Quanto detto, può essere confermato nel modo seguente: se   i  =  IM sen (ωt - φ), sostituendo nell'equazione   L di dt + Ri  =  fM sen ωt   si ottiene  

L iM ω cos(ωt - φ) + R iM sen(ωt - φ)  =  fM sen ωt     L iMω (sen ωt senφ + cos ωt cosφ) + R iM (senωt cosφ - cosωt senφ)  =  fM sen ωt

(R cosφ + ωL senφ) iM sen ωt + (ωL cosφ - R senφ) iM cos ωt  =  fM sen ωt


Confrontando primo e secondo membro, che devono essere uguali, si deduce che il coefficiente di   cos ωt, presente solo a primo membro, deve essere uguale a zero, quindi si ha

ωL cosφ - R senφ  =  0     tanφ  =  senφ cosφ  =  ωL R

facendo la medesima cosa per i coefficienti di sen ωt, otteniamo     (R cosφ + ωL senφ) iM = fM     iM  =  fM R cosφ + ωL senφ  

e per note formule goniometriche di seno e coseno in funzione della tangente, si può scrivere     sen φ  =  tanφ1 + tan2φ  =   =  ωL R2 + ω2L2

ed anche       cos φ  =  11 + tan2φ  =   =  R R2 + ω2L2     con queste sostituzioni al denominatore nella formula scritta prima per   iM, vediamo che

R cosφ + ωL senφ  =  R R R2 + ω2L2  +  ωL ωL R2 + ω2L2  =  R2 + ω2L2 R2 + ω2L2  =  √R2 + ω2L2         iM  =  fM R2 + ω2L2  =  fM Z


Risoluzione dell'equazione differenziale per un circuito RC con forzamento sinusoidale


La prima cosa da studiare è l'andamento di tensione e corrente durante la scarica di un condensatore di capacità C, sulle cui armature è presente una carica Q0, con una ddp V0.
Evidentemente si ha   C  =   Q0 V0 ; quindi  (V)t=0  =  V0  =  Q0 C ; pertanto dall'istante di chiusura dell'interruttore  T1  la carica sulle armature andrà asintoticamente a zero, ed evidentemente si avrà istante per istante
Ri + Q C  =  0         R dQ dt  =  - Q C         dQ Q  =  - dt RC         logeQ  =  - t RC + logeA          
ed è facile vedere che   A = Q0   per cui si ha     Q  =  Q0 exp( - t RC )   e quindi  
  i  =  - dQ dt  =  Q0 RC   exp( - t RC )  =  V0 R   exp( - t RC )  =  I0 exp( - t RC )   il segno meno davanti alla derivata della carica si giustifica ricordando che la corrente è prodotta da una carica in diminuzione.
Si vede anche qui che più alta è la costante di tempo   τ  =  1 RC   e più rapidamente vanno a zero tensione e corrente; ovviamente la tensione ha un andamento simile a quello della corrente, dal momento che   V  =  R I0 exp(- t RC )  
Il grafico a destra illustra, per varie costanti di tempo, il caso in cui   I0  =  V0 R  =  2

A questo punto passiamo a calcolare tensione e corrente nel transitorio di chiusura in un circuito RC alimentato in corrente continua.

Evidentemente risulta   f  =  VR + VC         f = Ri  +  Q C       f = R dQ dt  +  Q C       f  -  Q C  =  R dQ dt         f R  -  Q RC  =  dQ dt      
1 RC (C·f - Q)  =  dQ dt        dt RC  =  dQ (C·f - Q)        - dt RC  =  d(- Q) (C·f - Q)        - dt RC  =  d(C·f - Q) C·f - Q        - t RC + logeA =  loge (C·f - Q)


Vale a dire, dopo aver scambiato i membri per comodità,   C·f - Q  =  A exp( - t RC )   ovviamente le condizioni iniziali sono   t=0, Q(0) = 0   e quindi   A = C·f        C·f - Q  =  C·f  exp( - t RC )        Q  =  C·f  -  C·f  exp(- t RC )        Q  =  C·f [1 - exp(- t RC )]        VC  =  Q C  =  f (1 - e- t RC )   che è come varia la tensione ai morsetti del condensatore; infatti a t=0        Q(0) = 0        VC(0)  =  0   confermato dal fatto che   (e- t RC )t=0  =  1   che, sostituendo nell'espressione della tensione ai morsetti, viene appunto zero.

E la ddp dovuta alla f.e.m  f  dov'è a t=0? Beh, evidentemente ai morsetti della resistenza, per cui si conclude che VR(0)  =  f   e quindi è facile concludere senza troppi calcoli che   VR  =  f · e- t RC .   Infatti si ricordi che  
VR + VC  =  f        VR  =  f - VC   dove   VC  =  f (1 - e- t RC )   e quindi   VR  =  f - f (1 - e- t RC )        VR  =  f · e- t RC

Qui a lato nel grafico ci sono esempi di curve di carica e scarica al variare della costante di tempo τ  che nel caso del circuito RC è data da   τ = 1 RC
Anche nel caso del circuito RC a costanti più piccole corrispondono tempi di carica/scarica più lunghi.

Vediamo ora il comportamento del circuito RC in regime di f.e.m. alternata sinusoidale  
(confronto tra alternata non sinusoidale e sinusoidale)        


In questo caso l'equazione si scrive, evidentemente, VR + VC =  f sen ωt;   o, in termini differenziali,   R dQ dt  +  Q C  =  fM sen ωt        dQ dt  +  Q RC  =  fM R sen ωt      d2Q dt2  +  1 RC dQ dt  =  ω fM R cos ωt      di dt  +  1 RC i  =  ω fM R cos ωt      di dt  +  τ i  =  ω fM R cos ωt        anche qui si risolve moltiplicando per il fattor integrante   eτt      eτt (di dt  +  τ i)  =  eτt ( ω fM R cos ωt)      
con costante di tempo  τ  =  1 RC      d dt (i eτt)  =  eτt ( ω fM R cos ωt)       i eτt  =  ω fM R eτt cosωt dt         ©

e anche in questo caso si procede e risolve con una doppia integrazione per parti, considerando   eτt sempre come fattore differenziale e cos ωt come fattore finito nella prima integrazione, e sen ωt nella seconda (in verde i passaggi dove si applica l'integrazione per parti).

eτt cosωt dt  =  1 τ cos ωt d(eτt)  =  1 τ eτt cos ωt  -  1 τ eτt d(cos ωt)  =  1 τ eτt cos ωt - 1 τ eτt (- ω sen ωt) dt  =  1 τ eτt cos ωt  +  ω τ eτt sen ωt dt  =  1 τ eτt cos ωt  +  ω τ2 sen ωt d(eτt)  = 

1 τ eτt cos ωt  +  ω τ2 eτt sen ωt  -  ω τ2 eτt d(sen ωt)  =  1 τ eτt cos ωt  +  ω τ2 eτt sen ωt  -  ω2 τ2 eτt cos ωt dt    

questo il risultato della doppia integrazione per parti; in verde il risultato della singola applicazione dell'integrazione per parti, in rosa la raccolta del fattore differenziale nella sua primitiva. Notare che il primo integrale della lunga sequenza di passaggi e l'ultimo sono uguali a meno di un fattore costante, per cui portandoli a primo membro e raccogliendo a fattor comune si ottiene la soluzione


eτt cos ωt dt  +  ω2 τ2 eτt cos ωt dt  =  1 τ eτt cos ωt  +  ω τ2 eτt sen ωt       (1 + ω2 τ2 )eτt cos ωt dt  =  1 τ eτt cos ωt  +  ω τ2 eτt sen ωt     τ2 + ω2 τ2 eτt cos ωt dt  =  1 τ2 eτt (τ cos ωt + ω sen ωt)     (τ2 + ω2)eτt cos ωt dt  =  eτt (τ cos ωt + ω sen ωt)     eτt cos ωt dt  =  1 τ2 + ω2 eτt (τ cos ωt + ω sen ωt)

l'espressione trovata per l'integrale, si va a sostituire nell'equazione indicata con ©, ottenendo
    i eτt  =  ω fM R · 1 τ2 + ω2 · eτt (τ cos ωt + ω sen ωt)     i  =  ω fM R · 1 τ2 + ω2 · (τ cos ωt + ω sen ωt)     τ2 + ω2  =  (1 RC )2 + ω2  =  ω2 R2 ( 1 ω2C2 + R2)    dove si pone   XC  =  1 ωC   chiamata Reattanza capacitiva   e misurata in Ohm, perchè il condensatore sviluppa una tensione di verso opposto,
VC  =  - 1 ωC i  =  - XC i, rispetto alla f.e.m. applicata, che si può interpretare come una caduta di tensione, al pari di quella ohmica; e quindi possiamo riprendere l'espressione precedente, scrivendo
τ2 + ω2  =  ω2 R2 (XC2 + R2)   e sostituendo negli sviluppi dell'integrale in ©, si ha i  =  ω fM R · R2 ω2(XC2 + R2) · (τ cos ωt + ω sen ωt)     i  =  fM · R ω (XC2 + R2) · ( 1 RC cos ωt + ω sen ωt)    
i  =  fM XC2 + R2 · ( 1 ωC cos ωt + R sen ωt)     i  =  fM R2 + XC2 · (R sen ωt + XC cos ωt)


Come nel caso delle reattanza induttiva del circuito RL, qui si definisce, come detto, la Reattanza Capacitiva   XC = 1 RC   con associata l'impedenza Z che ne consegue, data in modulo da   Z = √ R2 + XC2, così che si possa scrivere   i  =  fM R2 + XC2 · ( R R2 + XC2 sen ωt + XC R2 + XC2 cos ωt)     i  =  fM Z · ( R Z sen ωt + XC Z cos ωt)


Se allora consideriamo l'associato triangolo delle impedenze per il circuito RC, riportato a lato, si vede che   cos φ  =  R Z   e che   sen φ  =  XC Z ; ragion per cui si ottiene   i  =  fM Z · (cos φ · sen ωt + sen φ · cos ωt)   e per una nota formula di goniometria, cioè sen (α + β)  =  senα cosβ + cosα senβ, si ottiene  
i  =  fM Z · sen(ωt + φ)

Se confrontiamo l'espressione della corrente per il circuito RL,   i(t)  =  fM Z  sen (ωt - φ)   con quella per il circuito RC,   i(t)  =  fM Z  sen (ωt + φ) e con quella della f.e.m.   si vede che nel caso del circuito RC lo sfasamento è positivo, ωt + φ, rispetto alla fase zero della f.e.m. applicata,  fM sen ωt,   mentre per il circuito RL lo sfasamento è negativo,   i(t)  =  fM Z  sen (ωt - φ)   e questo significa che la corrente rispetto alla tensione applicata (f.e.m.) nel circuito capacitivo è in anticipo; mentre è in ritardo in un circuito induttivo RL.



Risoluzione dell'equazione differenziale per un circuito RLC con forzamento sinusoidale



Sicuramente il caso più interessante perchè quello che nella realtà si trova più facilmente, in quanto la maggior parte dei dispositivi ha componenti ohmici, induttivi e capacitivi insieme.
In questo caso si ha, evidentemente

VR + VL + VC  =  fM sin ωt   dove   VR = Ri   una d.d.p. per caduta (di potenziale) ohmica;   VL = - eL = - (- L didt ) = L di dt   e infine   VC = Q C

Alcuni chiarimenti sulle formule: la legge di Neumann-Lenz si riferisce alla forza controelettromotrice generata dalla corrente variabile per autoinduzione magnetica ed è appunto opposta alla f.e.m. erogata dal generatore elettrico, quindi si esprime con la formula   eL  =  - L di dt   mentre la VL la vede in senso opposto come caduta di potenziale elettrico.
Di conseguenza l'equazione diventa   Ri + L di dt + Q C  =  fM sin ωt   e derivando   L d2i dt2 + R di dt + i C  =  ωfM cos ωt
Questa è un'equazione differenziale ordinaria (non alle derivate parziali) del secondo ordine non omogenea e a coefficienti costanti che si risolve trovando la soluzione generale dell'omogenea associata e una soluzione particolare dell'equazione non omogenea data, che, moltiplicate tra loro, danno la soluzione cercata.

Intanto l'omogenea associata è evidentemente     L d2i dt2 + R di dt + i C  =  0     e dalla teoria sappiamo che la sua soluzione generale è del tipo     A1 eα1t + A2 eα2t
dove A1 e A2 sono due fattori costanti; e dove α1 e α2 sono le soluzioni dell'equazione algebrica caratteristica ottenuta dall'omogenea associata sostituendo alle derivate di zero, primo e secondo ordine, come visto in precedenza, potenze di pari grado del parametro α, vale a dire che così si ottiene   2 + Rα + 1 C  =  0     LCα2 + RCα + 1  =  0     α1, 2  =  - RC ± √R2C2 - 4LC 2LC  =  - R 2L ±
le due soluzioni dell'equazione omogenea caratteristica.

A questo punto occorrerebbe cercare un integrale particolare dell'equazione non omogenea; in realtà, applicando il Metodo di Lagrange o della variazione delle costanti arbitrarie, si risolvono entrambi i problemi della ricerca dell'integrale particolare e della determinazione dei parametri A1 e A2.

Questo significa, dette   y1(t)  =  eα1t   e   y2(t)  =  eα2t   le soluzioni dell'omogenea, l'integrale generale della non omogenea si ricerca nella forma   v1(t) y1(t) + v2(t) y2(t); dove v1(t)   e   v2(t)   si trovano risolvendo il sistema di equazioni

v'1(t) y1(t) + v'2(t) y2(t)  =  0
v'1(t) y'1(t) + v'2(t) y'2(t)  =  ωfM L cos ωt
    Dove le funzioni con gli apici    
sono le derivate; quindi  

v'1(t) eα1t + v'2(t) eα2t  =  0
v'1(t) α1 eα1t + v'2(t) α2 eα2t  =  ωfM L cos ωt
            Le incognite sono ovviamente   v'1(t)   e   v'2(t)   e, come per ogni sistema,
le soluzioni si trovano calcolando i determinanti

detP  =  eα1t                   eα2t

α1 eα1t             α2 eα2t
detP1  =  0                               eα2t

ωfM L cos ωt           α2 eα2t
detP2  =  eα1t                               0

α1 eα1t           ωfM L cos ωt

da cui si ottiene
detP  =  α2 eα1t eα2t  -  α1 eα1t eα2t  =  (α2 - α1) eα1t eα2t  =  (α2 - α1) e1 + α2)t                       detP1  =  - eα2t · ωfM L · cos ωt                       detP2  =  eα1t · ωfM L · cos ωt

e di conseguenza  

v'1(t)  =  detP1 detP  =  - ωfM L · eα2t cos ωt 2 - α1) e1 + α2)t  =  ωfM 1 - α2)L e- α1t cos ωt                                                     v'2(t)  =  detP2 detP  =  ωfM L · eα1t cos ωt 2 - α1) e1 + α2)t  =  - ωfM L (α1 - α2) e- α2t cos ωt

Calcoliamo le primitive   v1(t), v2(t)   delle due funzioni derivate trovate   v'1(t), v'2(t), integrando per parti (da applicare come prima 2 volte)

v1(t)  =  ωfM 1 - α2)L e- α1t cos ωt dt  =  ωfM 1 - α2)L e- α1t cos ωt dt       occupiamoci del solo integrale     e- α1t cos ωt dt  =  - 1 α1 e- α1t cos ωt  -  ω α1 e- α1t sen ωt dt   (integrazione per parti)  = 

- 1 α1 e- α1t cos ωt  +  ω α12 sen ωt d(e- α1t)    = - 1 α1 e- α1t cos ωt  +  ω α12 e- α1t sen ωt  -  ω α12 e- α1t d(sen ωt)  =  - 1 α1 e- α1t cos ωt  +  ω α12 e- α1t sen ωt  -  ω2 α12 e- α1t cos ωt dt


Quindi, in definitiva l'integrale in questione si sviluppa
e- α1t cos ωt dt  =   =  - 1 α1 e- α1t cos ωt  +  ω α12 e- α1t sen ωt  -  ω2 α12 e- α1t cos ωt dt     e si vede come dopo una doppia integrazione per parti nell'espressione ottenuta ricompare l'integrale di partenza e il termine può essere portato a primo membro

e- α1t cos ωt dt  +  ω2 α12 e- α1t cos ωt dt    =  - 1 α1 e- α1t cos ωt  +  ω α12 e- α1t sen ωt     (1  +  ω2 α12 )e- α1t cos ωt dt    =  - 1 α1 e- α1t (cos ωt  -  ω α1 sen ωt )      
α12 + ω2 α12 e- α1t cos ωt dt    =  - 1 α1 e- α1t (cos ωt  -  ω α1 sen ωt )     α12 + ω2 α1 e- α1t cos ωt dt    =  e- α1t ( ω α1 sen ωt  -  cos ωt)  e- α1t cos ωt dt    =  1 α12 + ω2 e- α1t (ω sen ωt  -  α1 cos ωt)

Risolto l'integrale, andiamo a sostituire l'espressione trovata nel calcolo di v1

v1(t)  =  ωfM 1 - α2)L 1 α12 + ω2 e- α1t (ω sen ωt  -  α1 cos ωt)  =  ωfM 12 + ω2) (α1 - α2)L e- α1t (ω sen ωt  -  α1 cos ωt)                                                      

A questo punto si passa al calcolo dell'integrale di v2, sapendo che

v'2(t)  =  detP2 detP  =  - ωfM L (α1 - α2) e- α2t cos ωt

Qui giova notare che l'espressione sarebbe identica a quella trovata per v'1(t) se non fosse per il segno meno davanti e per il fatto che al posto di α1(t) abbiamo α2(t) ; quindi è lecito supporre che si pervenga ad un risultato molto simile al precedente; infatti, svolgendo tutti i calcoli, pressochè identici, si perviene al risultato

v2(t)  =  - ωfM 22 + ω2) (α1 - α2)L e- α2t (ω sen ωt  -  α2 cos ωt)  =  ωfM 22 + ω2) (α1 - α2)L e- α2t ( α2 cos ωt  -  ω sen ωt)

Posto allora che la primitiva generale cercata è nella forma     y1(t) v1(t)  +  y2(t) v2(t)     risulta

  i(t)  =  y1(t) v1(t)  +  y2(t) v2(t)  =  eα1t  ωfM 12 + ω2) (α1 - α2)L   e- α1t (ω sen ωt  -  α1 cos ωt)  +  ωfM 22 + ω2) (α1 - α2)L e- α2t ( α2 cos ωt  -  ω sen ωt) eα2t  = 

 =  ωfM 12 + ω2) (α1 - α2)L (ω sen ωt - α1 cosωt)  +  ωfM 22 + ω2) (α1 - α2) L 2 cos ωt - ω sen ωt)  =  ωfM 12 + ω2) (α1 - α2)L ω (sen ωt  -  α1 ω   cos ωt)   +   ωfM 22 + ω2) (α1 - α2)L ω ( α2 ω   cos ωt - sen ωt)   =  











Se si pone    XL  =  ωL     (grandezza chiamata Reattanza induttiva, omogenea con una resistenza, quindi la resistenza che oppone l'induttore alla variazione di corrente (una corrente alternata per sua natura varia!))

ed inoltre   XC  =  - 1 ωC     (grandezza chiamata Reattanza capacitiva, omogenea con una resistenza, derivante da un campo elettrico di polarità opposta sulle piastre del capacitore)

si ottiene     α1 ω  =  - R 2ωL -  =  - R 2XL   -             ed anche     α2 ω  =  - R 2ωL +  =  - R 2XL +
Posto tutto ciò, risulta
(1 + α12 ω2 ) · (1 + α22 ω2 )  =  1 + - R 2XL - 2


·   1 + - R 2XL + 2


  =  
  =   1 + R2 4XL2 + R2 4XL2 + XC XL + R XL 1 + R2 4XL2 + R2 4XL2 + XC XL - R XL   =   1 + R2 2XL2 + XC XL 2


 -  R XL 2



Notare che si è applicato il prodotto notevole   (A + B) (A - B) = A2 - B2   dove   A  =  1 + R2 2XL2 + XC XL   (dove A è di colore arancione) e   B  =  R XL   per cui, sviluppando i quadrati, si ha

 =  XL2  +  XC2  +  R2  +  2XCXL XL2  =  R2  +  (XC + XL)2 XL2

Il risultato ottenuto andiamo a sostituirlo nell'ultima espressione scritta per la corrente; semplificando si ha

i(t)  =  · XL R2 (XL + XC)2 · α2 ω 1 + α12 ω2 - α1 ω 1 + α22 ω2 cos ωt - α12 ω2 - α22 ω2 sen ωt

Determiniamo i singoli fattori in funzione dei parametri circuitali

α1 ω  -  α2 ω  =  - R 2XL -  +  R 2XL -  =  - 2


α12 ω2  -  α22 ω2  =  ( α2 ω  -  α1 ω ) ( α2 ω  +  α1 ω )  =  - 2 · - R 2XL - - R 2XL +  =  2 R XL


 =  - R 2XL - 1 + R2 4XL2 + XC XL - - - R 2XL + 1 + R2 4XL2 + XC XL +  = 


- R 2XL  -  R3 8XL3  -  R 2XL2 XC  +  R2 2XL2  -   +  R2 2XL2  -  XC XL  +  R3 8XL3  +  R XL2 XC  +  R 2XL  +  R3 4XL3  +  R 2XL2 XC +  R2 2XL2  + 


 -   -  R2 2XL2  -  XC XL  -  R3 4XL3  -  R XL2 XC   =    - 2  -  2 XC XL  =  - 2  XL + XC XL


In base a quanto elaborato, considerando che le coppie colorate sono uguali ed opposte, quindi si elidono, sostituendo tutto nell'espressione della corrente, otteniamo

2 R XL sen ωt   -  2  XL + XC XL   cos ωt  =   fM R2 + (XL + XC)2 R sen ωt  -  (XL + XC) cos ωt

Dal momento che reattanza induttiva XL e reattanza capacitiva XC possono essere visti come due vettori di senso opposto, basta ricordare che XC  =  - 1 ωC , la situazione che si viene a determinare è visualizzata nel disegno a lato.
Si ricordi che la reattanza totale è data da XL + XC  =  ωL - 1 ωC , quindi la somma è una somma algebrica, essendo quella capacitiva negativa, se assumiamo la reattiva positiva.
Pertanto, come si faceva osservare precedentemente, la relazione tra Resistenza e Reattanza è pitagorica e la somma vettoriale (o la terza componente del triangolo rettangolo risultante) è l'impedenza  Z  =  √ R2 + (XL + XC)2, dove l'angolo   φ   è l'angolo di sfasamento che c'è tra R  e  Z.
Si osservi allora che possiamo porre   cos φ  =  R R2 + (XL + XC)2   e   sen φ  =  XL + XC R2 + (XL + XC)2 , per cui si può scrivere

i(t)  =  fM R2 + (XL + XC)2 R R2 + (XL + XC)2 sen ωt   -   XL + XC R2 + (XL + XC)2 cos ωt   =  fM Z (cosφ sen ωt   -   senφ cos ωt)  =  fM Z sen(ωt - φ)




Si osservi che la f.e.m. è data da   f(t)  =  fM sen ωt, mentre la corrente, come visto or ora, è   fM Z sen(ωt - φ)  e risulta in ritardo di un angolo φ; (il segno meno indica sfasata in ritardo); e questo è vero solo se la reattanza capacitiva è minore, in valore assoluto, di quella induttiva, e l'angolo φ cade nel primo quadrante di un riferimento cartesiano.
Se invece accade il contrario, allora l'angolo di sfasamento è negativo, -|φ|, e cade nel quarto quadrante; di conseguenza la corrente è in anticipo sulla tensione e l'espressione della corrente diventa   i(t)  =  fM Z sen(ωt + φ).
Potrebbe esserci confusione nel considerare le cose per un circuito elettrico, in realtà la questione è riassumibile nel modo seguente

al circuito è applicata una f.e.m. f(t) e, in conseguenza di ciò, per la presenza della resistenza e della reattanza, si ha una caduta di tensione v(t)  =  vR(t) + vX(t), in maniera tale che f(t) + v(t)  =  0; quindi la fem applicata si "scarica" in una caduta di tensione attraverso resistenza e reattanza.
In definitiva, la situazione si può schematizzare come in figura qui a destra.
Si vede che appunto che f(t)  e  v(t)   sono uguali ed opposte, la corrente i(t) è in fase con la caduta di tensione ohmica vR, e la caduta di tensione dovuta alla reattanza vX è sfasata di 90° in anticipo o in ritardo, a seconda di quale reattanza prevale.

E così è facile capire che in fig. 1 è rappresentato il caso in cui, prevalendo la reattanza capacitiva, la corrente (e la ddp ohmica) è in anticipo (si tenga presente che i vettori rotanti rappresentativi ruotano in senso antiorario); mentre in fig. 2 si ha il caso opposto, con la reattanza induttiva che prevale e quindi è v(t) che anticipa.



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